Utopia for Realists è una provocazione.
Nonostante il titolo, qui non si parla mai di un’utopia, di un qualcosa di troppo bello per essere vero. I dati su cui si basa il libro sono presi dal mondo reale, e dunque ci confermano che questo fantomatico “paradiso” non è un illusione, ma una possibilità concreta.
L’Utopia è negli occhi di chi guarda. E se questi sono annebbiati dal realismo capitalista, allora non sono abituati ad andare più in là delle “scelte” limitate che offre il Capitale.
La provocazione, dunque, è la seguente: il neoliberismo ha assottigliato a tal punto il raggio d’azione del possibile, che qualsiasi riforma economica a favore della collettività risulta “utopica”.
Rutger Bregman argomenta a favore di diverse policy economiche all’avanguardia: reddito universale, allentamento dei confini, tassazione aggressiva sui ricchi e stretta sui mercati finanziari. In generale, ci parla di un assetto economico più egualitario e redistributivo.
Accogliamo a braccia aperte l’esplicito sforzo di rendere questo discorso appetibile a chiunque si definisca “realista”.
Non ha senso romanticizzare il “mondo che verrà”, rendendolo accessibile solo per chi è già completamente decostruitə. Anzi, è quanto più di sbagliato possiamo fare come Movimento.
Rutger Bregman non parla di una lontana utopia, ma piuttosto abbozza un primo passo verso un futuro oltre il capitalismo.
Le sue proposte politiche si inseriscono all’interno di un sistema ibrido, che ha il compito di dirottare il capitalismo verso la sua ultima fase di accumulazione, e da lì darsi lo slancio per superarlo definitivamente.
Utopia for Realists ci ricorda che non è necessario pretendere l’impossibile. Ci basta rivendicare un futuro perfettamente realistico, che ci viene sistematicamente negato per far guadagnare soldi ad un gruppo miliardari.