02/07/2024
Orgoglio e Giudizio
Una riflessione sul pride.
02/07/2024
Orgoglio e Giudizio
Una riflessione sul pride.
Tempo di lettura: 5 minuti
Come si fa ad avere una buona autostima senza provare del sano orgoglio?
A volte sembra che a certe persone (guarda caso proprio quelle più oppresse e marginalizzate) non sia concesso di essere fierə del proprio percorso. O meglio – se è accettabile per un individuo in difficoltà avere fiducia in sé stessə, facciamo di tutto perché le comunità schiacciate dal sistema non possano mai guardarsi allo specchio.
In Italiano, la parola “orgoglio” deriva da un termine franco (‘urgol’), e vuol dire semplicemente notevole. Oggi il vocabolo mantiene un’accezione positiva più che altro quando è usato come un aggettivo. È giusto essere orgogliosə di sè, ma non è il caso di agire con orgoglio. Insomma, indulgere in amor proprio è un’attività appropriata solo nella solitudine della propria cameretta.
Questo tipo di attitudine è ricorrente nelle lingue indo-europee. Anzi, in molti casi il termine nasce come dispregiativo, e solo con il passare del tempo diventa (anche) una qualità.
Le trasformazioni linguistiche non avvengono per caso. Checché ne dica l’Accademia della Crusca, le parole sono uno strumento incredibilmente malleabile e in continua evoluzione. Nel caso dell’orgoglio, ad esempio, anche il dizionario Treccani ne testimonia la storica ambivalenza.
Se, da una parte, orgoglio è
- Stima eccessiva di sé; esagerato sentimento della propria dignità, dei proprî meriti, della propria posizione o condizione sociale, per cui ci si considera superiori agli altri.
Dall’altra, è anche
- Sentimento non criticabile della propria dignità, giustificata fierezza.
La lingua italiana si è evoluta in modo tale che il primo significato predominasse sul secondo, ma la partita sarebbe potuta andare diversamente, e riserva ancora delle sorprese.
Se non ne siete convintə, basti guardare il caso inglese.
‘Pride’ – un termine che ormai ci accompagna per tutto il mese di giugno, dai post instagram alle pubblicità delle multinazionali – deriva dall’Old English, e originariamente significa “autostima eccessiva”.
Oggi, Cambridge Dictionary definisce ‘pride’ come “una sensazione di piacere e di soddisfazione che si prova perché si è fatto o si è ottenuto qualcosa di buono.” L’accezione negativa (“convinzione di essere migliori o più importanti di altre persone”) compare per quarta, in fondo alla pagina.
Tra “autostima eccessiva” e “sensazione di piacere” stanno secoli di storia, culminati nelle lotte portate avanti dal movimento per i diritti civili e quello per i diritti gay.
‘Black pride’ e ‘gay pride’ oggi sono espressioni cariche di significato, ma non è sempre stato così. C’è voluto tanto impegno e tanto coraggio perché persone marginalizzate potessero marciare in strada e dichiarare il proprio orgoglio, ed è indubbiamente anche merito loro se oggi il termine “pride” è associato alla sana soddisfazione.
Il movimento queer statunitense, in particolare, è riuscito ad utilizzare il tema per sfondare la quarta parete e richiamare su di sé l’attenzione dell’opinione pubblica. Più di cinquant’anni dopo, infatti, scendiamo ancora in piazza per in nome dello stesso valore.
Purtroppo, però, Pride l’evento non è stato fortunato quanto ‘pride’ la parola. Il potere ha denigrato ogni protesta finché ha potuto, e appena ce n’è stato bisogno ha cambiato strategia e ne ha stravolto il messaggio. Giugno è il mese del Pride e lo sarà per il prossimo futuro? Be, allora le celebrazioni più significative saranno aperte dal Presidente degli Stati Uniti e sponsorizzate da multinazionali.
L’Italia è stata travolta da quest’onda con dieci anni di ritardo, e con molto meno furore. D’altronde, le nostre leggi non hanno mai parlato di genere e di sessualità, anche quando venivano utilizzate per rinchiudere donne trans in carcere.
L’idea di provare orgoglio per essere queer non va giù facilmente ad un paese che ha fatto per anni finta che non esistessimo. Essere orgogliosi in generale è pericoloso per il tuo avversario. Chi ha orgoglio è fiero delle proprie opinioni, crede di meritare la vittoria e di conseguenza si comporta da vincitore.
Questo trucchetto la destra italiana l’ha imparato troppo bene. Non a caso Giorgia Meloni ha parlato più volte del fantomatico ‘orgoglio italiano’ che Fratelli d’Italia si sforza di rappresentare.
A Meloni non interessa peccare di “eccessiva stima di sé", perché l’orgoglio è in ogni caso funzionale al suo percorso politico. È fisiologico che Fratelli d’Italia si consideri superiore agli altri partiti, ed è assurdo stupirsene. Dobbiamo affrontare la realtà: senza orgoglio non si va da nessuna parte.
Di per sé, l’orgoglio è solo una cornice. Giorgia Meloni — e ogni governo prima del suo — l’ha usata per abbellire e istituzionalizzare un dipinto fascista, escludente, xenofobo e pieno di contraddizioni interne destinate a distruggere il nostro pianeta per sempre. La comunità queer, dal canto suo, va orgogliosa di valori molto diversi.
Il nostro orgoglio viene ritenuto eccessivo soltanto perché simboleggia ancora tutta quella rabbia e voglia di riscatto che animava le prime importanti rivolte del 1969. Alle nostre spalle c’è una serie lunghissima di lotte, e non possiamo permetterci di perdere quel ricordo. Soprattutto, dobbiamo rifiutarci di confinarlo ad uno specifico giorno di giugno, passato sotto il sole cocente a cantare I Kissed a Girl di Katy Perry.
Partecipare al Pride può essere molto liberatorio, ma non è abbastanza per proteggere la nostra dignità.
Un anno fa, Arcigay denunciava “una ferocia senza precedenti” rivolta contro la comunità queer. Lo scorso novembre, un bambino di 13 anni si è suicidato per colpa degli attacchi omofobi che subiva regolarmente. Le carriere alias vengono continuamente minacciate da partiti di destra. Secondo un’indagine del 2022 di ISTAT-NUAR, una persona queer su quattro ha sperimentato discriminazione sul posto di lavoro.
Purtroppo, di statistiche possiamo darne fin troppe, e per ulteriori informazioni vi consigliamo di leggere il report di Rainbow Europe (l’ennesimo documento in lingua inglese che riesce a parlare d’Italia in modo più succinto e organizzato dell’Italia stessa).
Fuori dai denti, indipendentemente dal (pessimo) stato in cui verte il nostro paese, è arrivato il momento di puntare sul nostro orgoglio, sulla memoria storica di un Movimento combattivo ed eccentrico, commovente e incazzato.
In quale altro modo possiamo sperare di uscire vittoriosə da una partita del genere? Feritə e in svantaggio, vogliamo davvero camminare a testa bassa?
L’orgoglio delle comunità marginalizzate prescinde dall’autostima individuale e dal modo in cui decidiamo di esprimere la nostra identità nella vita quotidiana. Piuttosto, l’orgoglio si esprime nella pretesa collettiva di un domani migliore. E sì, lo fa anche con un giudizio severo nei confronti di chi ha dimostrato di essere disposto a vederci mortə pur di averla vinta. Siamo meglio di loro, ed é arrivato il momento di rivendicarlo.