25/06/2024
Leggere Stone Butch Blues
Per chi l'ha già letto,
e per chi sta solo aspettando il momento giusto
25/06/2024
Leggere Stone
Butch Blues
Per chi l'ha già letto,
e per chi sta solo aspettando il momento giusto
“Quando è stato pubblicato Stone Butch Blues, mi immaginavo di tenere cartoni di copie nell'armadio per poterle distribuire a chi era pronto a leggerlo. Ma questo libro – così come i movimenti per il cambiamento sociale a cui era inestricabilmente legato – ha scardinato le porte dall’armadio.”
Nessuno legge Stone Butch Blues per caso. Certo, la recentissima ristampa italiana di Asterisco Edizioni ha riportato questo titolo sugli scaffali delle nostre librerie e sugli schermi dei nostri telefoni. È vero, il romanzo è molto conosciuto nel contesto della storia LGBT americana, e in generale gode di una notorietà rara per il suo genere. Ma non è per pura curiosità, o per caso, o per noia che ti vien voglia di iniziare Stone Butch Blues.
Di solito, qualcuno te l’ha caldamente consigliato. La prima volta che ho sentito parlare di Stone Butch Blues, una persona che non conoscevo ne stava distribuendo un pdf dove ogni scena di violenza sessuale era evidenziata di giallo, in modo che la lettura risultasse più accessibile. Un po’ di tempo dopo, un mio amico lo ha citato estensivamente in una sua storia, per poi sottolineare nelle note annesse che “Stone Butch Blues non è un libro leggero, ma se sei prontə a leggerlo, ti cambia.”
Questo articolo è il mio contributo ad un passaparola instancabile che va avanti da quando il libro è stato pubblicato nel 1993. Come tantə altrə prima di me, in Stone Butch Blues ho trovato qualcosa di più unico che raro: un racconto politico spiccatamente comunista, una testimonianza sempre lucida di fronte all’implacabile violenza della società in cui viviamo, una lettera d’amore seria e appassionata a chi lotta per un mondo migliore.
È infinitamente più pericoloso arrendersi che lottare per la propria sopravvivenza.
La vita di Jess – la protagonista di Stone Butch Blues — è difficile e dolorosa. Le prime pagine sono cariche di una violenza combattuta e sofferta, riportata su pagina senza riserve. L’esperienza quotidiana di una persona povera, trans e lesbica non è semplice, e lo era ancora meno negli anni ‘60.
Quando Leslie Feinberg parla di sopravvivenza, non lo fa a cuor leggero. Non c’è niente di romantico nello scappare di casa da adolescenti, non esiste un modo indolore per affrontare lo stupro, non ha criterio la fortuna e i suoi baci arrivano sempre troppo tardi.
Allo stesso tempo, lottare per un mondo migliore non è affatto semplice. Nessun posto è sicuro per postulato, proprio perché la marginalizzazione è un terreno fangoso, sbilanciato continuamente da forze esterne in apparenza intoccabili. Lo sporco, la polvere e la terra non ti rendono automaticamente una persona migliore. La solidarietà va prima di tutto costruita, e nessuno ci riesce al primo colpo.
Se è vero che Stone Butch Blues esplora sapientemente le comunità Butch e Femme negli Stati Uniti, ci dimentichiamo troppo spesso del secondo spazio che attraversa: il mondo del lavoro e i sindacati.
Le difficoltà di Jess non si esauriscono nella sua identità di genere. Piuttosto, il suo genere è solo uno dei tanti fili che compone la trama delle sue esperienze. Jess è butch e Jess è bianca. Jess è povera e Jess diventa una sindacalista.
L’intersezionalità è una lente fondamentale per questo libro, e Leslie Feinberg non la perde di vista neanche per un attimo, riuscendo ad integrarla non solo con quello che Jess vede, ma anche con gli sbagli che fa e con le scelte che prende.
Il sindacato è uno spazio anche pericoloso, e questo è un fatto con cui Jess si deve necessariamente confrontare – sia quando le viene offerta una promozione puramente perché è bianca, sia quando un suo collega misogino provoca deliberatamente un grave incidente sul lavoro e le fa perdere il posto.
Arrendersi è pericoloso perché ti condanna alla solitudine, sì, ma convivere altre persone in difficoltà non è facile. Ci vuole tanto tempo e tanta energia sia per farsi capire dallə altrə che per superare i propri pregiudizi, e gesti di un altruismo disarmante compaiono naturalmente accanto ad errori grossolani.
Jess è in una conversazione costante sia con se stessa che con la sua comunità. Fondamentalmente, è questa caratteristica che le permette di adattarsi e cambiare in meglio, anche quando le succedono cose terribili e anche quando le sue opzioni sono incredibilmente limitate.
La prospettiva di Leslie Feinberg è animata da una speranza preziosa ed inconfondibile. Anche all’inferno, c’è sempre qualcosa in più che possiamo dirci, un modo nuovo che possiamo trovare per stare meglio, una persona che non conosciamo che ci darà l’amore di cui abbiamo bisogno. Anche nel Capitalismo, possiamo costruire – insieme e solo insieme – gli strumenti giusti per inventarci un domani migliore.