6 Aprile 2025
Marzo 2025
Una Mancia
da 800 Miliardi
Le notizie del mese di marzo 2025.
#DITR
Il mese di marzo è costato ben 800 miliardi di dollari.
Questa cifra equivale alla spesa complessiva del ReArm Europe Plan (il piano quinquennale per la corsa agli armamenti europea) e alle perdite del mercato azionario di Wall Street.
Questo dissanguamento economico, però, non sembra aver ferito l’oligarchia di miliardari, che al momento rimane comunque salda al comando delle istituzioni.
Nel sistema economico in cui viviamo, le persone povere, precarie o di “classe media” devono vivere in un costante stato di allerta, pena lo sfratto, l’emarginazione, la perdita del lavoro o il rimpatrio. La classe al potere, invece, può permettersi di perdere una fetta consistente del proprio patrimonio azionario, inondare l’economia di debiti, bruciare centinaia di miliardi in armi e tagli al welfare – il tutto nel giro di un mese! – e comunque sfuggire a qualunque tipo di conseguenza.
Com’è possibile che si sia creata una situazione del genere?
Al di là di ogni romanticizzazione da economisti liberali, il capitalismo si fonda su una manciata di persone che possiede l’intero apparato produttivo. Niente di più, niente di meno.
Ogni centesimo che gira nell’economia torna indietro a questa ristretta oligarchia – dagli acquisti che facciamo con il nostro stipendio all’implementazione di nuovi macchinari, dal pagamento dei debiti che ci hanno accollato all’affitto del nostro monolocale. Queste risorse scorrono nei circuiti del capitale e tornano sempre nelle mani dei padroni come nuova linfa utile ad ingrossare i loro esorbitanti patrimoni.
Al tempo stesso, possedendo proprietà privata (e non pubblica), gli oligarchi non devono rendere conto a nessuno: non c’è nessuna democrazia all’interno del mondo del lavoro, neanche quella magra che ci “concede” lo Stato liberale.
Il capitale, dunque, è la peggiore forma di tirannia: quella in cui l’intero apparato produttivo è affidato ad una piccola oligarchia di uomini, che lo gestisce per i propri interessi e senza dover rendere conto alla collettività.
Queste persone vivono in una realtà parallela, in cui tutto ciò che spendono ritorna nelle loro tasche sotto forma di profitto, senza nessuna considerazione per i costi ecologici, umani e sociali del loro operato.
Bruciare vagonate di soldi a colpi di 800 miliardi di dollari è dunque la logica e inevitabile conseguenza di un sistema marcio dalle fondamenta.
Se però i ricchi ci guadagnano in ogni caso, cos’è che determina la direzione dei loro investimenti? Cos’è che prende 800 miliardi e decide se usarli per finanziare ospedali, trasporti e servizi pubblici essenziali, oppure armi, speculazione e guerre nucleari?
La risposta è semplice: tutto dipende dall’intensità delle lotte sociali.
Solo e soltanto quando le classi oppresse lottano, attaccando lo stradominio della classe al potere, gli investimenti si muovono verso il benessere della collettività.
In caso contrario, la classe al potere è libera di consumare 800 miliardi di euro come fossero caramelle, nel disperato tentativo di coprire i propri fallimenti economici, politici e sociali.ù
Questo mese passerà alla storia come il primo capitolo di una nuova epoca bellica, o quantomeno di un nuovo assetto geopolitico. Il capitalismo sta marcendo sotto i nostri occhi e la guerra è il suo ultimo tentativo di trascinarci nel baratro.
Se vogliamo evitare il peggio, dobbiamo organizzare una costellazione di lotte sociali, economiche e politiche che paralizzino il sistema e forzino la direzione degli investimenti verso i settori che contano davvero.
Nelle nostre mani, 800 miliardi di euro sono fondi da investire nella transizione ecologica, nell’aggiornamento delle infrastrutture pubbliche e nel reddito universale, o, perchè no, in un sistema all’avanguardia che accompagni l’umanità oltre la soglia della scarsità economica, inaugurando una nuova era fatta di benessere comune e abbondanza collettiva.
I ricchi continuano a tagliare la spesa sociale per investire nella guerra.
È arrivata l’ora di tagliare la testa ai ricchi.