21 Febbraio 2025
Sovversività
Strategica
& Realismo
Pragmatico
Leggere “Con Ogni Mezzo Necessario” di Malcolm X
#malcolmx
Malcolm X è sicuramente un personaggio politico controverso e divisivo, come ogni militante radicale che si rispetti.
Il suo viaggio come uomo e come uno dei più importanti punti di riferimento del Movimento del Black Power è stato molto travagliato.
Da giovanissimo si ritrova in un giro di criminalità per il quale spende molti anni in carcere. In galera si converte all’Islam e milita nella Nation of Islam, un’organizzazione religiosa politicamente attiva e molto radicale, ma anche molto ambigua e pericolosamente simile ad un culto. Poi, dopo diverse fratture interne, Malcolm lascia Nation of Islam e forma due organizzazioni nuove: una religiosa (Muslim Mosque Inc.) e una politica (L’Organizzazione per l’Unità Afro-Americana, Ouaa).
Il 21 febbraio 1965, a soli 39 anni, Malcolm X viene ucciso in un attentato orchestrato con molta probabilità da un fanatico della Nation of Islam con l’aiuto dei Servizi Segreti.
Il pensiero, i discorsi, i programmi e le azioni di Malcolm X rappresentano un faro ineguagliabile, che ha indicato la via da percorrere a tantissimi organizzazioni antirazziste, e non solo. C’è una serie di menti con cui ogni movimento radicale prima o poi deve fare i conti, e il leader dell'Ouaa è sicuramente una di queste.
È inutile girarci intorno: per capire se una persona di sinistra è davvero radicale, basta chiedergli cosa ne pensa di Malcolm X.
A esattamente 60 anni dalla sua morte, vogliamo onorare l’eredità politica di Malcolm X attraverso la lettura di Con Ogni Mezzo Necessario – una raccolta delle sue ultime interviste, discorsi e “comizi”.
Vogliamo soffermarci su alcuni tipi di posture politiche, retoriche, narrazioni, strategie, tattiche, metodologie di analisi e critiche che dobbiamo necessariamente recuperare per tornare (finalmente) ad essere la spina nel fianco del sistema.
D’altronde, Malcolm X si è costruito una reputazione proprio grazie alla sua incredibile capacità di smuovere le masse. In qualsiasi organizzazione abbia militato, il numero di iscritti aumentava esponenzialmente.
Riadattare la sua legacy all’arido contesto politico odierno potrebbe essere un ottimo modo per alimentare una nuova wave rivoluzionaria anche in Occidente.
I.
Un Pensiero Radicale
Malcolm X è politicamente "famoso" per la sua critica agli approcci nonviolenti di un’ampia sezione del Movimento per i Diritti Civili, di cui la sua organizzazione (’Organizzazione per l’Unità Afro Americana, o Ouaa) rappresenta sicuramente l’esempio più radicale ed "estremista". La sua foto più celebre (inserire link) – nonché una delle più badass della storia – lo ritrae mentre guarda fuori dalla finestra di casa sua con un fucile in mano.
La sua fama per la critica alla nonviolenza lo precede. Dagli anni ‘70 in poi, tutti i gruppi che si sono ispirati a lui hanno sempre messo al centro il tema del possesso di armi, difendendo la legittima difesa delle classi oppresse contro gli oppressori.
La critica alla nonviolenza, però, in realtà è la conseguenza di un pensiero politico ancora più radicale, e, soprattutto, molto più impegnato di quello che potrebbe sembrare. I discorsi di Malcolm X sono in primis un attacco a 360 gradi alle istituzioni razziste americane e al potere politico dominante.
Il militante di Harlem sa che la violenza è una componente necessaria e strutturale della società odierna. La violenza ha strappato decine di milioni di persone nere dall'Africa per forzarle a lavorare come schiavi in America; la violenza ha perpetrato un regime di schiavitù razziale per secoli, creando un enorme gap di ricchezza generazionale tra bianchi e neri; soprattutto, la violenza è un fatto quotidiano per le comunità segregate degli anni '60 di Malcolm X (o per quelle ghettizzate di oggi).
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"Il sistema americano è stato prodotto dalla messa in schiavitù dell'uomo nero. Questo sistema politico, economico e sociale è il risultato della messa in schiavitù dell'uomo nero ed è in grado di riprodurre solo ciò che lo ha prodotto. L'unico modo in cui una gallina possa fare un uovo di anatra è rivoluzionare il sistema."
Questa critica spietata si riflette anche nelle considerazioni politiche su temi più caldi nella sua era:
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"Ogni nero che si registra come democratico o repubblicano è un traditore del suo popolo."
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"Noi vediamo che la maggior parte dei neri che collabora col potere dominante, termina la propria collaborazione con l'amaro in bocca."
Non solo: nemmeno i leader neri vengono risparmiati da questi attacchi, a riprova della natura radicale dell’approccio di Malcolm X, piuttosto che puramente identitaria.
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"Uno dei peggiori schiaffi in faccia mai ricevuti dal nero è stato quando il Dipartimento di Stato ha avuto la sfrontatezza di ammettere che piloti americani stavano bombardando il Congo. E neppure un grido di protesta si è alzato dalla nostra gente. I leader neri attuali sono troppo impegnati a parlare di teppismo nella metropolitana. E intanto la gente nera è dilaniata dalle bombe americane sganciate da parte di piloti americani dagli aeroplani americani."
Quest'ultima citazione in particolare potrebbe essere tranquillamente un commento sulla situazione politica dei nostri giorni.
La nonviolenza, dunque, viene predicata soltanto alle comunità nere, puramente come tentativo ipocrita e meschino di intrappolarle in metodi di proteste inefficaci. Perché mai, in un mondo forgiato dalla violenza, le persone che più la subiscono dovrebbero dichiararsi nonviolente? Se la violenza fosse davvero "inutile", per quale ragione gli Stati dovrebbero spendere miliardi di dollari nei loro bracci armati (forze dell'ordine ed eserciti)? Qui qualcosa non quadra.
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"Quando si tratta della libertà dei neri, il bianco fa il freedom rider, i sit-in, è nonviolento, canta We Shall Overcome e cose del genere. Ma quando la sua proprietà o libertà sono minacciate, allora il bianco non è più nonviolento. È per la nonviolenza solo quando è dalla tua parte; quando si tratta di sè stesso perde tutta la sua pazienza e la sua nonviolenza."
All’interno del movimento, non dovremmo lasciare alcuno spazio a questi discorsi ipocriti.
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"Il tempo in cui io e noi ci lasciavamo brutalizzare facendo i non violenti è finito. Sii nonviolento solo con coloro che sono non violenti con te. E quando sarai in grado di portarmi un razzista nonviolento allora mi metterò anch'io a fare il nonviolento"
È chiaro, dunque, che una critica così netta ed aggressiva non possa che generare un approccio politico radicale, proteso all'offensiva e al rovesciamento totale dello Status Quo. Malcolm X vede la politica come un incessante scontro tra classi oppresse e classi dominanti, un "braccio di ferro" continuo tra gruppi sociali con interessi opposti.
L'insubordinazione totale è necessaria per permettere alle classi oppresse di emancipare sé stesse e la società dalle catene politiche e sociali del potere costituito.
Questa insubordinazione si traduce in una guerra totale combattuta dal basso verso l'alto, nel tentativo di garantire concretamente il rispetto dei propri diritti umani. Codificare questi diritti su dei documenti legali, infatti, non significa per forza che saranno impiegate le energie e le risorse necessarie a garantirne il reale rispetto. La legge può essere d'aiuto, ma da sola non è mai abbastanza.
Le classi oppresse conoscono bene questa dinamica, e sanno che il rispetto dei propri diritti si conquista ogni giorno. Il messaggio di Malcolm X, dunque, è una chiamata alle armi sia letterale che figurativa.
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"Il nostro popolo non è disposto ad aspettare neanche dieci anni. Se questa è la casa della libertà, della giustizia e dell'uguaglianza per tutti, se è realmente tutto ciò, allora prendiamoci queste cose. E se tutti noi non possiamo averle allora nessuno le avrà."
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"Se non riusciamo ad essere riconosciuti e rispettati come esseri umani dobbiamo creare una situazione in cui nessuna persona potrà godere della vita, della libertà e del perseguimento della felicità."
Le forze necessarie a raggiungere la situazione appena descritta strabordano nella rivoluzione, un evento per cui il leader dell'Ouaa spingeva apertamente nei suoi discorsi.
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"La rivoluzione è come una foresta in fiamme. Brucia tutto nel suo cammino. La gente coinvolta in una rivoluzione non diventa una parte del sistema. La rivoluzione significa completo rovesciamento e la rivoluzione nera (finora) non è rivoluzione perché condanna il sistema e poi chiede di essere accettata al suo interno. Questa non è una rivoluzione – una rivoluzione cambia il sistema, lo distrugge e lo sostituisce con uno migliore."
Insomma, o tutte le persone vengono trattate con il rispetto dovuto agli esseri umani, oppure aspettatevi un permanente stato di insubordinazione da parte dei gruppi sociali che avete escluso.
Un intellettuale, un militante o una forza politica si dice "radicale" quando guarda alla radice dei problemi sociali. Nel caso dell'oppressione razzista, la radice sta nella storia del colonialismo e dell’imperialismo occidentale.
Malcolm X, di conseguenza, si posiziona sempre a favore di ogni popolo colonizzato e attaccato dalle forze imperiali. La sua è una posizione fortemente anti-occidentale, com'è giusto che sia. Come può un popolo strappato dalla propria terra per essere schiavizzato e segregato in Occidente essere un amico dei suoi rapitori?
E di conseguenza, quale sarebbe mai potuta essere la posizione di Malcolm X nei confronti dei bombardamenti francesi e statunitensi in Congo?
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"Penso che venga sprecato troppo tempo da giornali, commentatori e "scienziati" per dimostrare che i congolesi sono selvaggi. Ciò in realtà accade non per dimostrare davvero questo, ma per giustificare la presenza e l'operato delle potenze occidentali in Congo, in particolare quella degli Stati Uniti."
O, in generale, quale potrebbe essere la sua posizione nei confronti degli schieramenti geopolitici impegnati nella decolonizzazione negli anni '60?
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"Vi potete rendere conto che l'Occidente ha la tendenza a dare un certo tipo di giudizio su ogni dirigente africano che abbia l'appoggio di massa del popolo e di solito gli occidentali lo classificano come un dittatore"
Anche qui, ci troviamo davanti ad una frase totalmente applicabile al contesto geopolitico odierno.
Oggi la sinistra fa molta fatica ad avere un’ idea geopolitica chiara. Il nostro anticolonialismo non si traduce mai in delle coordinate politiche reali, che facciano da bussola nel mare delle relazioni internazionali.
Malcolm X, invece, attacca l'Occidente nel cuore, denunciando la sua tipica ipocrisia rispetto al tema della "libertà".
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"Tutta la libertà conquistata dai bianchi in questo paese non l'hanno ottenuta da soli. Hanno sempre avuto qualcun altro che si batteva per loro. Forse non ve ne siete accorti. L'Inghilterra è diventata potente perché aveva altri che combattevano per lei. Ha usato gli africani contro gli asiatici e gli asiatici contro gli africani. La Francia ha usato i senegalesi. Tutte queste potenze hanno avuto piccoli lacchè che combattevano per loro e l'America ha avuto ventidue milioni di afro-americani che hanno combattuto le battaglie dei bianchi al posto loro."
Non c'è nessun onore o "benevolenza" in tutto questo. L’Occidente è un Impero coloniale ed è compito della sinistra radicale svelarne i crimini.
Ma da dove viene la necessità di un pensiero così estremista, aggressivo, proteso sempre all'offensiva e fondamentalmente incazzoso?
Dobbiamo ricordarci che un pensiero di massa popolare, se è davvero radicale ed estremo, non nasce praticamente mai in maniera spontanea. Una comunità lasciata a sé stessa, indipendentemente dal suo grado di oppressione, tenderà a rimanere conservatrice. E questo non perché l’essere umano sia intrinsecamente stronzo, ma perché, a furia di subire sconfitte ed essere escluse dai mezzi necessari per emanciparsi, è naturale sviluppare dei meccanismi di difesa poco inclini al cambiamento.
Una linea politica radicale e di massa, dunque, va costruita socialmente.
Il primo passo per fare una cosa del genere è mettere il problema in prospettiva storica. Oggi siamo intrappolatə in un eterno presente. Se, da una parte, le nuove forme di media ci rendono sicuramente molto più informatə sull’attualità di quanto lo fossero le generazioni passate, quella stessa costante cascata di notizie istantanee ci fa perdere di vista il flusso storico che ci ha catapultatə nel presente.

Nel Novecento, invece, tutto ciò era diverso. La politica di quel secolo era fondata su una visione e prospettiva storica di cui i singoli individui e militanti erano solo una piccola parte. I nazisti calcolavano il loro tempo in millenni, i comunisti fin dalla nascita delle divisioni in classi sociali, i liberali dalla nascita delle istituzioni della modernità dal 1400 in poi¹ La diversa percezione del tempo storico nel Novecento e nell’era contemporanea è affrontata brillantemente nel libro Iperpolitica di Anton Jäger. .
Dunque dobbiamo recuperare questa legacy dei Movimenti e dei partiti del Novecento, e rivalutare la prospettiva storica dei problemi politici.
Le circostanze economiche, le manovre politiche e gli sviluppi sociali di oggi sono il risultato di quelli di ieri, che continuano ad intrecciarsi ed evolversi senza soluzione di continuità.
Il nostro compito è quello di sciogliere i nodi principali e di dare una narrazione chiara della storia che possa farci sentire parte integrante di questo flusso, piccoli tasselli di un processo molto più grande di noi.
Noi possiamo fare la Storia, ma per farlo dobbiamo sapere come essa ci ha portato nel punto in cui siamo ora e, soprattutto, in che direzione vogliamo farla andare.
Sotto questo punto di vista, a nostro parere, Malcolm X è il miglior militante/intellettuale della storia "recente" dei movimenti radicali. La sua capacità di mettere in prospettiva storica i problemi di cui parla è impareggiabile, sia per semplicità di linguaggio che per la profondità dei suoi discorsi. Narrare la storia in modo chiaro, semplice e profondo è una pratica da riprendere a coltivare se davvero vogliamo riempire le piazze di persone incazzate nere (e magari anche armate fino ai denti).
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"È finito il tempo in cui i neri si alzavano per applaudire il contributo dei bianchi, perché oggi arriva troppo in ritardo. Cento milioni di africani furono sradicati dal continente africano. Alla fine dell'epoca della schiavitù ce n'erano meno di 25 milioni. Dove sono finiti gli altri 75 milioni? I loro corpi sono in fondo al mare, il loro sangue e le loro ossa hanno fertilizzato la terra di questo paese. Bene, non pensiate che io usi mai la mia energia per applaudire il sacrificio di un bianco. Arriva troppo in ritardo."
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"L'istruzione è un elemento importante nella lotta per i diritti umani. Significa aiutare i nostri bambini e la nostra gente a scoprire la loro identità e la nostra storia. L'istruzione è il passaporto per il futuro, perché il domani appartiene solo a chi vi si prepara oggi."
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"L'unica ragione per cui l'attuale generazione di americani si trova nella sua posizione di forza economica è che i loro padri fecero lavorare i nostri padri per più di 400 anni senza pagarli. Per oltre 400 anni noi lavorammo per niente. Fummo venduti di piantagione in piantagione come si vende un cavallo, una mucca o una gallina. Furono i vostri padri (di voi bianchi) che fecero questo ai nostri. I nostri padri ormai sono morti. Ma noi siamo qui per riscuotere e voi siete qui per pagare."
Il passo successivo per creare una linea radicale di massa è una conseguenza diretta di ciò di cui abbiamo parlato finora: bisogna alimentare nellə oppressə una mentalità insaziabile.
Le classi oppresse, finché rimangono tali, non possono accontentarsi, non possono mai essere sazie delle loro conquiste. C'è sempre un ulteriore struttura politica, economica e sociale da smantellare e riprogrammare per conquistare la propria indipendenza e c'è sempre da stare in guardia per evitare che spuntino vecchie o nuove forme di oppressione apparentemente "superate" o “imprevedibili”.
Non abbiamo nulla di cui accontentarci fino a quando vivremo in un sistema capitalista, razzista, misogino e violento, fino a quando avremo un’oligarchia di miliardari e una classe politica forte con i deboli e debole con i forti.
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"Ditemi voi che razza di paese è questo. Perché dovremmo fare i lavori più sporchi per la paga più bassa? Perché dovremmo fare il lavoro più pesante per la paga più bassa? Perché dovremmo pagare il prezzo più alto per il peggior tipo di cibo da mangiare o abitazione in cui vivere?"
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"Ci soddisfiamo troppo in fretta."
Insomma, la prima cosa da recuperare da Malcolm X è la sua critica spietata e aggressiva allo status quo.
Dobbiamo spingere per creare da una parte delle forze politiche che vadano aggressivamente alla radice dei problemi, e, dall’altra, una meta-narrazione coerente, chiara e profonda del flusso storico da cui abbiamo ereditato i nostri problemi.
Senza questi ingredienti, è difficile cucinare e portare sul piatto un cambiamento radicale, di impatto e sostenibile nel lungo periodo.
II.
Un Marxista Inconsapevole, nel Bene e nel Male
- "Primo punto, non so molto di Karl Marx. Ripeto che, primo punto, non so molto di Karl Marx. Un ulteriore commento è questo: non so molte cose su Karl Marx."
Malcolm X non sa molto di Karl Marx. Non l'ha mai letto e quel poco che sa gli arriva più dall'aria che si respira a sinistra in quegli anni, piuttosto che da qualche ricerca personale.
Questa consapevolezza ci permette di notare una delle migliori coincidenze mai partorite dalla Storia recente, una vera e propria telepatia intergenerazionale, interrazziale e interdisciplinare tra due grandissimi intellettuali e uomini politici.
Malcolm X, infatti, è un marxista a sua insaputa, un marxista inconsapevole.
Se prendiamo la maggior parte dei suoi discorsi politici, specie quelli sullo scontro politico tra razza oppressa e razzisti oppressori, le somiglianze tra il suo pensiero e quello marxista sono impressionanti. Basta sostituire "classe operaia" al posto di ogni riferimento alla popolazione nera e "borghesia" al posto di "uomo bianco", e sembra davvero di sentir parlare Vladimir Lenin o Rosa Luxemburg.
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"Tutto si divide su base razzista. Tutto quello che diciamo ora è che, visto che siamo già divisi, che almeno il governo ci lasci controllare le aree in cui viviamo.
Tutto quello che diciamo al nostro popolo è di dimenticare le nostre differenze religiose. Dimenticare tutte le differenze che sono state artificialmente create dai bianchi che ci hanno dominato e cerchiamo di lavorare assieme in unità e armonia con la filosofia del nazionalismo nero, che significa semplicemente che dobbiamo avere il controllo della nostra economia, della nostra politica e della nostra società."
O, in poche parole, "proletari di tutto il Mondo unitevi".
Ovviamente, le esperienze della classe operaia e della popolazione nera sono state diverse in quanto queste due classi hanno due funzioni differenti all'interno dell'economia e della società.
Il marxismo (specie quello classico e "old-school") si soffermava molto sulla produzione. Il suo punto di riferimento erano le fabbriche e il proletariato e la sua critica era rivolta al lavoro salariato.
La popolazione nera invece compone il sottoproletariato, dunque il black power si concentra più sulla riproduzione sociale, ed opera, ad esempio, nelle aree urbane ghettizzate. In più, una maggiore attenzione è data alla schiavitù, il grande motore dell'accumulazione primitiva (ancor più – a nostro parere – della separazione degli artigiani dai loro mezzi di produzione, su cui si sono invece storicamente soffermati i marxisti).

Ma al di là della diversa funzione e posizione sociale di queste due classi, ciò che accomuna (inconsapevolmente) uno dei padri del black power e uno dei padri dell'anticapitalismo è la metodologia e l'approccio su cui si fonda il loro pensiero e operato politico.
Il marxismo, come spiegato brillantemente dalla corrente operaista²Sulla concezione operaista del marxismo consigliamo di leggere Operai e Capitale di Mario Tronti., il punto di vista scientifico e operaio del sistema capitalistico. La sua teoria, le sue analisi, i suoi punti di riferimento e il suo focus si organizzano in funzione dell'emancipazione operaia dalle catene del capitale.
Di conseguenza, è fondamentale avere una chiara classe sociale come punto di riferimento e costruirci attorno la propria politica. Bisogna conoscere la funzione oggettiva di questa classe sociale, della classe che la opprime, e del terreno di scontro tra di esse. In altre parole, serve un’analisi di classe che parte sempre dalla comprensione dei rapporti di proprietà e di controllo dei mezzi di (ri)produzione. Nel caso operaio, questi mezzi sono i macchinari, le materie prime e le infrastrutture che connettono la produzione economica; nel caso nero, invece, sono il sistema scolastico, la ghettizzazione, il colonialismo interno ed esterno e la sorveglianza di massa.
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"Un sistema scolastico in un quartiere tutto di bianchi non è segregato. La sola occasione in cui è segregato è quando si trova in una comunità non bianca ma che nello stesso tempo è controllata dai bianchi. Così la mia idea di sistema scolastico segregato o di comunità segregata o di scuola segregata è una scuola controllata da gente diversa da quella che ci va.
Una scuola è segregata solo quando è controllata da qualcuno dall'esterno."
Ovviamente, dalla disuguaglianza nell'accesso ai mezzi di (ri)produzione derivano anche le differenze di potere, nonché l'oppressione e lo sfruttamento. Dunque è assolutamente legittimo che la classe oppressa richieda gli arretrati di questo sfruttamento, con qualunque mezzo necessario.
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"Siamo noi che abbiamo raccolto il vostro cotone per voi. Noi abbiamo costruito questa casa in cui vivete. Voi stavate seduti sotto la vecchia pianta di cotone dicendoci quanto lungo o duro fosse il lavoro, ma sono stati la nostra fatica, il nostro sudore e il nostro sangue a costruire questo paese e noi siamo gli unici a non averne tratto alcun beneficio. Tutto quello che diciamo oggi è: è giorno di paga, con gli arretrati."
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"Lo sfruttamento economico della comunità afro-americana è la più schifosa forma di sfruttamento praticata su ogni popolo della Terra. Nessuno è stato sfruttato in forma così completa come noi, perché nella maggioranza dei paesi la gente sfruttata sa di esserlo. Voi e io siamo sfruttati in questo paese e non lo sappiamo neanche."
La grande intuizione del Marxismo è stata comprendere che, essendo la politica un insieme di costruzioni sociali, anche la classe operaia andava "costruita".
Questo non significa manovrarla dall'esterno. Significa, però, riconoscere la necessità di plasmare e costruire l’identità, la coscienza, la solidarietà e l’orgoglio della classe operaia.
La costruzione della classe operaia fu dunque l’obiettivo esplicito delle organizzazioni operaie, nonché di quelle guidate da Malcolm X. Anche per lui – così come per ogni marxista – l'organizzazione è necessaria per costruire una classe sociale capace di rompere le catene che la opprimono.
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"Nel momento in cui il nero in questo paese si risveglia, diviene intellettualmente maturo e capace di pensare per conto proprio, si vedrà allora che l'unico modo che ha per diventare indipendente ed essere riconosciuto come essere umano è avere quello che gli altri hanno, poter fare da sè quello che gli altri fanno da sè."
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"Questa organizzazione è responsabile solo di fronte al popolo afro-americano e alla comunità afro-americana. Questa organizzazione non è responsabile di fronte a nessun altro se non a voi. Colpiremo qualunque cosa e chiunque ci ostacoli. Questa organizzazione funzionerà solo col sostegno sia finanziario che numerico della comunità afro-americana. Noi crediamo che le nostre comunità debbano essere le fonti della propria forza, politicamente, economicamente, intellettualmente e culturalmente nella lotta per la dignità umana."
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"Invece di correre a destra e a manca a cercare alleati per la nostra lotta nel quartiere irlandese o nel quartiere ebraico o nel quartiere italiano, abbiamo bisogno di cercare alleati tra la gente che tutto sommato ci assomiglia. Dobbiamo smettere di scappare dal lupo per cascare tra le braccia della volpe, alla ricerca di un po' di aiuto."
Se volessimo proprio fare lə nerd, il pensiero di Malcolm X assomiglia ad un misto eclettico tra la corrente leninista (Malcolm, d’altronde, era comunque molto assertivo e autoritario) e quella consiliarista/operaista (per il focus sull'autonomia delle comunità nere e sull’autogestione dei propri spazi).
Un altro obiettivo tipico del marxismo è quello di espandere la lotta in tutte le Nazioni del mondo, adattandola e plasmandola sulla base della cultura e della posizione internazionale di ogni paese. Il capitale è un sistema che tende all'espansione infinita e dunque deve essere attaccato anche su scala globale.
Quello che in questo caso vale per la classe operaia, vale ancora di più per la popolazione nera. Lo schiavismo coloniale e la tratta degli schiavi sono stati i primi sistemi intercontinentali e globali di sfruttamento disumano. Anche qui, per forza di cose, Malcolm X è costretto a seguire le orme del marxismo. Nonostante – come ci teneva a far sapere – non sapesse quasi nulla di Marx.
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"La nostra organizzazione ha lo scopo di creare un programma positivo, che ci permetta di compiere dei passi positivi per l'ottenimento di risultati positivi. E uno di questi modi è internazionalizzare il problema. Anche in quelle manifestazioni che determinarono dei segnali verso l'integrazione, l'unica ragione per la quale alcuni di questi furono concessi fu che il mondo stava osservando. L'uomo bianco non l'ha fatto perchè la vostra protesta l'ha cambiato. Cambia solamente a seconda del grado col quale avete influenzato l'opinione pubblica mondiale."
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"Dobbiamo far sapere al mondo che il nostro problema è il loro problema, è un problema per il genere umano. E la prima forma in cui questo può essere fatto sono le Nazioni Unite. Dobbiamo portare il nostro caso alle Nazioni Unite e a qualsiasi organismo internazionale che vi sia sulla faccia della Terra."
Così come la classe operaia deve portare il suo caso davanti ad ogni fabbrica sulla faccia della Terra, la comunità nera di tutto il mondo ha l’obbligo di portare il loro caso a "qualsiasi organismo internazionale".
Il marxismo di Malcolm X è talmente forte e inconsapevole che viene riprodotto anche nei suoi errori storici. I grandi errori storici del marxismo, infatti, hanno tutti più o meno la stessa origine: il riduzionismo di classe. Il disprezzo dei marxisti ortodossi verso il sottoproletariato e la politica "dei due tempi" – ovvero quella in cui prima si pensa al socialismo e poi se si ha tempo alle altre "presunte" forme di oppressione – sono state un'arma a doppio taglio per il Movimento Operaio.
Il riduzionismo di classe permetteva alle organizzazioni operaie di concentrare i loro sforzi in un’unica direzione, riuscendo dunque a costruire un'unione e una solidarietà interna praticamente inscalfibile, una pratica persa dopo l'esplosione dell'intersezionalità all'interno della sinistra radicale. D'altra parte, però, spesso il potere della classe operaia arrivava non solo a scapito della borghesia, ma anche sulle spalle delle altre classi oppresse. In diverse circostanze, i “compromessi” tra capitale e lavoro erano delle operazioni che spostavano il peso delle crisi politiche ed economiche sugli strati sottoproletari della società.
Questo, ovviamente, portò ad un indebolimento della classe operaia nel lungo periodo, specie nel passaggio di consegne tra Fordismo e Post-Fordismo, quando la classe operaia classica si è dissolta ed il sottoproletariato è proliferato a livelli astronomici.
Anche Malcolm X, purtroppo, è destinato a ripercorre questo errore.
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"(Intervistatore) Ci può essere un cambiamento rivoluzionario fin quando esisterà ostilità tra classe operaia bianca e classe operaia nera? I neri possono farcela da soli?
(Malcolm X) Sì. Non lo faranno mai con la classe operaia bianca. La storia americana dimostra che gli operai bianchi sono sempre stati non solo contro gli operai neri, ma contro tutti i neri, perchè tutti i neri sono la classe operaia all'interno del sistema di casta. Non ci può essere solidarietà tra lavoratori se non c'è solidarietà nera. Non ci può essere solidarietà tra bianchi e neri, se non c'è solidarietà nera.
Noi dobbiamo prima di tutto risolvere i nostri problemi e poi, se ci rimane tempo, occuparci dei problemi dell'uomo bianco."
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"(Ne "L'Ora della Decisione Spengler sostiene che) gli stadi iniziali della rivoluzione mondiale forzerebbero la gente ad allinearsi lungo linee di classe. Ma dopo un po' queste linee si esauriscono e si ha uno schieramento basato sulla razza. Ciò si sta già verificando."
Fare una classifica delle lotte in ordine di importanza è inutile. Al massimo (e questa è la sfida per il marxismo intersezionale) bisogna comprendere quali sono i nervi scoperti che ogni soggettività oppressa può toccare per smantellare il sistema che le opprime. Su alcuni temi, il femminismo può essere l’avanguardia più indicata, su altri, le comunità nere, la classe operaia o la comunità queer. La gara delle oppressioni, però, non ci ha mai portato da nessuna parte.
C'è anche da dire che, su questo punto, Malcolm X rivedrà le sue posizioni poco prima di essere ucciso. E sarà proprio questa legacy ad essere recuperata dalle Pantere Nere e dal Movimento del Black Power.
Alla fine degli anni '60 e durante tutti gli anni '70, questi movimenti daranno vita alla Rainbow Coalition, la prima alleanza intersezionale vera tra classe operaia e "sottoproletariato", tra le più importanti della Storia.
Malcolm X è indubbiamente uno dei grandi ispiratori della Rainbow Coalition, e non potrebbe essere altrimenti.
Insomma, la connessione telepatica tra Marx e Malcolm X potrebbe rappresentare un ottimo spunto di riflessione per ricostruire la politica della sinistra radicale. Ci serve una classe di riferimento chiara (o anche un'alleanza intersezionale di classi); ci serve la costruzione di una nuova coscienza e orgoglio di massa.
E, soprattutto, ci servono delle organizzazioni e dei Movimenti capaci di colpire il sistema dove fa più male puntando ai suoi nervi scoperti.
Proprio questo è il punto fondamentale su cui fondare un’autocritica costruttiva della Sinistra odierna.
III.
Sovversività Strategica e Realismo Pragmatico
Non ci stancheremo mai di ripeterlo, ma il più grande problema della sinistra odierna sta tutto nel suo approccio pratico (o, per meglio dire, nell’assenza di esso).
La New Left ha (giustamente) accusato la sinistra ortodossa del Primo Novecento di esser diventata ciò che criticava. Sommersa dalla Realpolitik necessaria a mantenersi in piedi contro gli attacchi del capitale, la sinistra di quegli anni era diventata la copia sbiadita di quello stesso padrone che diceva di combattere.
Questa considerazione, però, ha portato il Movimento a compensare in eccesso, con il risultato che la sinistra odierna feticizza a priori (o al contrario esclude a priori) alcune forme organizzative. Oggi, la sinistra radicale seleziona modalità di azione, strategie e tattiche non sulla base della loro efficacia, ma per ragioni moralistiche. L'orizzontalismo ad ogni costo viene feticizzato mentre invece ogni tentativo di conquistare il potere dominante viene visto come fallimentare nel lungo periodo. Insieme all'orizzontalismo, tante altre retoriche e tattiche – dal localismo all'identitarismo "intersezionale" (che intersezionale non è) – vengono idealizzate e usate nonostante risultino controproducenti.
L’approccio di Malcolm X, invece, è molto machiavellico – esattamente quello di cui abbiamo bisogno. La retorica del "con ogni mezzo necessario" è utile perchè mette nella giusta prospettiva la questione della prassi politica. In primis, strategie e tattiche non vengono considerate giuste o sbagliate di per sé, ma solo come necessarie o inefficaci e sono sempre valutate in funzione di ciò che devono conquistare. Soprattutto, la prassi politica è un mezzo con cui conquistare l'emancipazione collettiva e non il fine stesso della politica (così come la politica non è il fine, ma un mezzo per conquistare l'emancipazione).
Innanzitutto, l'aspetto che subito salta all'occhio leggendo Malcolm X è il suo incredibile realismo pragmatico. Ogni sua frase, ogni discorso si concentra su aspetti della realtà influenzabili, ricercando costantemente un modo pragmatico per esercitare questa influenza. Basti leggere alcune delle sue citazioni più ironiche e provocatorie, e capirete cosa intendiamo.
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"Robert Williams è stato esiliato a Cuba perchè era a favore dell'uso delle armi per i neri. Ha fatto qualche errore nel mettere in atto il suo programma, errore che ha spianato la strada all'FBI per farlo apparire come il criminale che in realtà non è. Dovremmo imparare a trarre profitto dagli errori quando qualcuno di fronte a te ne fa."
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"Quando si hanno dei piani il metodo migliore per concretizzarli è tenerseli per sé.
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"(Intervistatore) Perché non usi la tua influenza per impedire agli atleti neri di partecipare alle Olimpiadi? (Malcolm X) Sono atleti. Se non partecipassero non vedreste l'America alle Olimpiadi. Ogni cosa che ci hanno lasciato fare la facciamo meglio dei bianchi."
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"Perciò se in questa lotta i bianchi fossero sinceri, (invece della non violenza) mostrerebbero al nero come impiegare o usare tattiche migliori, che diano risultati adesso e non fra cent'anni."
Questo realismo pragmatico si sublima in un approccio tattico-strategico che cerca di ottenere il massimo dalle istituzioni che esistono qui e ora. Se le analisi post-strutturaliste e postmoderniste strabordano di critiche, mettendosi a descrivere anche il modo in cui borghesi si allacciano le scarpe pur di non proporre una seria alternativa, Malcolm X segue un principio completamente diverso.
Ogni critica alle istituzioni è accompagnata da una strategia sovversiva, delle istruzioni per applicare pressione politica e operare nel modo più funzionale alla nostra causa.
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"Io voglio tornare in Africa. Ma cosa posso fare mentre aspetto di andare? Patire la fame? Vivere in slum infestati dai topi? Mandare i miei figli in scuole dove i loro cervelli vengono storpiati? No, se vogliamo andare, ma ne passerà del tempo tra adesso e il momento in cui andremo, dobbiamo avere un programma a breve scadenza e uno a lunga scadenza; uno che sia pensato per farci guardare in quella direzione, ma al contempo uno che sia pensato per permetterci di trarre il massimo vantaggio da ogni opportunità sotto il tetto in cui viviamo ora."
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"Devo far notare subito che, quando sono stato in Africa, una delle cose che tutti mi dicevano è che chiunque appartenga al nostro popolo in questo paese dovrebbe avvantaggiarsi di ogni opportunità educativa disponibile, prima ancora di pensare di parlare del futuro. Se siete circondati da scuole, frequentatele."
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"Noi intendiamo usare l'istruzione per aiutare la nostra gente ad arrivare, attraverso i propri sforzi personali, a un livello di eccellenza e di rispetto di sé senza precedenti."
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"La Costituzione degli Stati Uniti d'America afferma chiaramente il diritto di ogni cittadino americano a portare armi. E come americani non rinunceremo a un solo diritto garantito dalla Costituzione. La storia della violenza impunita contro la nostra gente dimostra che dobbiamo essere preparati a difendere noi stessi."
Vogliamo subito sottolineare come questo approccio non solo non cozza con la radicalità del pensiero di Malcolm X, ma anzi ne è una sua espressione diretta.
Gli approcci intellettuali della sinistra odierna raramente parlano di strategia. Di solito, la sinistra accademica produce principalmente layer di critiche su critiche su ulteriori critiche (magari anche poco comprensibili). La sinistra radicale ha sviluppato un'allergia non solo al potere, ma anche ad un qualsiasi tipo di interazione con le istituzioni in cui esso si concentra.
Non si prova mai a fare egemonia all'interno delle istituzioni o ad attaccare l'avversario sul suo campo – portando avanti una lotta di classe all'offensiva – perché questo modo di fare viene visto con sospetto.
Ma solo chi è privilegiato può permettersi di avere le mani (e la coscienza) totalmente pulita quando si tratta di prassi politica. Le persone oppresse non conoscono pazienza e moralismo ed è giusto che sia così. Quando si dice "con ogni mezzo necessario" si intende con ogni mezzo necessario, non solo quelli che sono stati idealizzati da questo o da quell'altro intellettuale post-strutturalista francese.
Guardate con quale semplicità Malcolm X si rivolge ai giovani universitari neri:
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"Abbiamo già lanciato un appello agli studenti del college e delle università affinché inizino proprie ricerche indipendenti sul problema razziale con le loro analisi e i loro suggerimenti per un nuovo approccio, in maniera tale da farci concepire un programma d'azione aderente."
Se provassimo a farlo oggi ci faremmo mille paranoie sull'università, il suo ruolo specifico, la sua funzione disciplinare ecc.... Ma, se queste sono tutte critiche necessarie, al tempo stesso un focus ristretto solo alla decostruzione porta inevitabilmente all'immobilismo, la peggior malattia per i movimenti di sinistra radicale.
In questo senso, non è strano che Malcolm X abbia lavorato su dei programmi politici con l’intento di farsi appoggiare dalle classi nere.
Ancora una volta, il militante di Harlem ci tira uno schiaffo di realtà. Oggi la sinistra radicale fa tutto tranne che provare a stilare dei programmi con delle pretese politiche chiare, comprensibili, coerenti, realizzabili e di massa. Sembra sempre che la radicalità stia nel non fare rivendicazioni esplicite, o nel rimanere perennemente sul vago. Questo è un vizio da buttare nel cesso il prima possibile.
Come scritto da Nick Srnicek e Alex Williams in Inventare il Futuro, “un movimento senza rivendicazioni è un insieme di corpi morti".
E la classe al potere ci balla sui nostri cadaveri.
Malcolm X fa del programma positivo la spinta propulsiva del suo movimento, il catalizzatore per far convergere le masse ed attaccare il sistema, sconfiggendo il nemico nel suo territorio.
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"Intendiamo ottenere un coinvolgimento di massa, una partecipazione di massa e crediamo di poterlo fare portando avanti tra le masse un programma."
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"Le masse nere sanno cosa stanno facendo quando non si impegnano in maniera attiva. Se qualcuno riesce a produrre un programma per loro, che sentano che possa dare risultati significativi, scoprirete che la nostra gente diventerà a livello di massa attivamente impegnata."
Per quanto brillante, il realismo pratico di Malcolm X risulterebbe abbastanza sterile se non fosse inserito all'interno di una cornice strategica più ampia.
Ottenere il massimo dalle istituzioni odierne e stilare un programma di massa, infatti, non sono delle tattiche da impiegare per il gusto di farlo. Queste mosse sono funzionali ad una strategia che traspare chiaramente dalle parole del leader nero di Harlem, anche se non viene mai definita esplicitamente.
In primis, come già abbiamo visto, c’è la questione dell'organizzazione. "We are not outnumbered: we are out-organized" è probabilmente la miglior frase mai detta da un leader militante di qualsiasi epoca. Il coordinamento e l'organizzazione permettono di dare una direzione al "fuoco rivoluzionario", per assicurarsi di colpire il nemico dove fa male.
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"[Riferendosi ai bombardamenti americani in Congo durante gli anni '60] Ogni volta che succedono cose del genere dovremmo essere organizzati in maniera tale che il governo americano ci pensi due volte prima di fare qualche passo per sganciare bombe su africani che sono nostri fratelli e sorelle. Questo è il motivo per cui dobbiamo organizzarci. Dobbiamo organizzarci tra di noi, poi organizzare la città, poi organizzare lo stato e il paese. Solo fatto ciò il paese non interverrà più in Africa. Andare in centro con un cartello che dice che protestiamo contro quello che succede in Congo non significa niente se non si è davvero organizzati. Dobbiamo organizzare casa per casa, strada per strada, città per città, stato per stato, ogni nero di discendenza africana nell'emisfero occidentale. Allora voi ed io possiamo fermare gli atti di atrocità non solo nel Mississippi, ma anche nel Congo."
Partiamo da questa semplice domanda: che cos'è che rende efficace un programma e un'azione collettiva di massa? All'interno di un progetto politico che ha l'intenzione di cambiare radicalmente lo Status Quo, ci sono delle componenti che non possono mancare.
Il mondo non lo cambiano gli slogan, la volontà o le idee giuste. Il mondo viene cambiato dalla spinta propulsiva delle classi oppresse che forzano la mano agli oppressori.
Per forzare questa mano bisogna dunque toccare i nervi scoperti del sistema – bisogna essere consapevoli del proprio leverage.
I “punti di leva (leverage)" coincidono con i punti deboli dell'avversario, quelli in cui conviene scaricare il (contro)potere accumulato. Ogni strategia sovversiva radicale deve studiare, comprendere, conoscere, costruire ed usare ogni leverage possibile contro la classe avversaria.
A questo proposito, prendiamo in analisi la posizione di Malcolm X sulla politica elettorale:
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"Una delle cose peggiori che potrebbe essere fatta fu ad opera di un dirigente nero quando condannò Goldwater [il repubblicano che sfidò Lyndon B. Johnson nel 1964]. Se hai già condannato Goldwater cosa dovrà fare Johnson per noi? Niente. Non fate sapere per che cosa o contro chi siete. E' un suicidio tattico far sapere a Johnson così in anticipo che non voterete per il suo avversario. Vi ha già in pugno, non deve offrirvi nulla. Prima di impegnarci in un qualsiasi tipo di campagna politica, voi e io dobbiamo assicurare che vada ad aiutare tutta la comunità o non dire nulla del tutto. Questo non significa che io sia dalla parte di Goldwater. Ma non faccio mai capire a uno che sono contro un altro, finchè non scopro cosa è disposto a mettere nel piatto. Non lasciate mai che qualcuno pensi di avervi in pugno."
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"Registrarsi (per poter votare) va bene. Ma significa soltanto "carica il fucile". Il fatto di caricarlo non significa di per sé di dover sparare. Aspetti di avere un bersaglio e ti assicuri di essere vicino all'obiettivo, e solo allora premi il grilletto. Come non sprechi pallottole per un bersaglio che è fuori tiro, così non infilerai schede nell'urna tanto per farlo. Il nostro popolo ha bisogno di accumulare potere politico, ma deve tenerlo in sospensione temporanea ed usarlo quando sa che otterrà dei risultati. Non gettarlo solo perchè ce l'hai."
Questi sono i discorsi che dovremmo fare sulle elezioni, al posto di ripeterci che “non sarà il voto a far arrivare il comunismo" (grazie al cazzo).
Il fatto che il raggiungimento di un cambiamento radicale vada ben oltre la politica elettorale non è una scusa per lasciarla in pasto al nemico.
La politica elettorale non è abbastanza, ma questo non vuol dire che sia inutile – tutt'altro. Se fosse inutile, come mai gli oligarchi ci spendono miliardi ogni anno? Se la democrazia liberale fosse totalmente inutile, perché i Movimenti Operai hanno lottato fino alla morte per conquistarla?
Bisogna esercitare pressione politica su ogni tipo di istituzione e dinamica sistemica (e bisogna farlo in modo strategico). Ignorare le istituzioni per chissà quale paura di riformismo o moderatismo è un infantilità politica che possono permettersi solo i privilegiati.
Solo chi è sufficientemente ricco può voltare le spalle e disinteressarsi alle reali policy che vengono attuate nelle istituzioni statali.
E, comunque, "caricare il fucile non significa per forza sparare", se proprio vi fa così schifo sparare.
Ma, anche in questo caso, l'organizzazione, la strategia e i punti di leverage non sono solo dei concetti nell'Iperuranio: devono essere materialmente e concretamente prodotti e riprodotti. L'organizzazione è prima di tutto coordinamento di realtà interconnesse che autoalimenta le lotte e le fa crescere in un circolo virtuoso.
Fare strategia significa considerare i reali mezzi (economici, politici, sociali e culturali) di cui disponiamo e capire come usarli nel modo più efficace per indebolire la classe nemica. E i punti di leverage esistono a seconda della funzione reale compiuta dalla nostra classe sociale all'interno del sistema.
Ci manca spesso questa considerazione rispetto alla materialità e alla concretezza. O meglio, se anche la sappiamo a parole, ce la dimentichiamo quando entriamo in azione.
Per ogni problema da risolvere bisognerebbe creare delle commissioni, composte da attivisti e infrastrutture, che si prendono il tempo per specializzarsi in una centinaia di questioni toccate dal Movimento.
Anche sotto questo punto di vista Malcolm X non si perde in chiacchiere.
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"L'Organizzazione per l'Unità Afro-Americana selezionerà e raccomanderà delle persone a far parte dei comitati scolastici locali dove viene elaborata la politica scolastica da inoltrare al Board of Education."
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"Non appoggeremo nessun nero che sia controllato da una struttura di potere del bianco. Non inizieremo solo una campagna di propaganda per registrarsi, ma anche una campagna di educazione al voto, per dare alla nostra gente una comprensione della scienza della politica, cosicché essa sia in grado di vedere la parte che l'uomo politico svolge nello schema generale. E ogni volta che l'uomo politico non fa il suo dovere lo destituiremo."
Campagne politiche, programmi di massa e commissioni hanno sempre il solito obiettivo: costruire e accumulare potere da usare nel momento più opportuno. Per poter destituire un uomo politico ogni volta che non fa il suo dovere serve pressione politica, che altro non è che l'esercizio del potere, della coercizione politica dal basso.
Il realismo pragmatico e la strategia sovversiva di Malcolm X trovano la loro sintesi perfetta nell’uso delle armi politiche.
Lo scontro con l’oppressore è una “guerra di posizione”, come la chiamerebbe Lenin. Bisogna dunque sapere che tipo di armi politiche usare e come usarle. Su questo fronte, il leader dell’Ouaa predilige una strategia eclettica ma fondamentale: usare contro il nemico le sue stesse armi. Oltre all’utilizzo della Costituzione americana come garante del possesso dei fucili da parte della comunità nera (che abbiamo citato sopra), in questa cornice si inserisce il tanto temuto “nazionalismo nero”.
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"Se il bianco può controllare il suo territorio e vediamo che per controllarlo usa il nazionalismo bianco, consentiteci di controllare il nostro con il nazionalismo nero."
Il nazionalismo nero non è quindi “il nero che diventa bianco” – che comunque dopo millenni di oppressione non sarebbe neanche così ingiusto – ma è la rivendicazione delle comunità nere di potersi autogestire, espropriando i bianchi che le controllano.
Si tratta di un’arma strategica che usa il leverage della segregazione legale per impossessarsi dei propri spazi e usarli a favore della propria classe sociale. Il nazionalismo nero è una risorsa per la costruzione del contropotere nero.
Certo, oggi in Occidente il razzismo sistemico non si basa più sull’esplicita segregazione legale. Oggi è la sorveglianza di massa, la ghettizzazione e la crisi abitativa che dividono i bianchi dai neri.
Ma il tassello mancante rimane lo stesso: costruire un contropotere che usi queste armi contro il razzismo sistemico.
L’ultima questione che volevamo affrontare è relativa alla scelta dei propri alleati.
Avete presente la difficoltà che si prova negli spazi anticapitalisti quando una rivendicazione oggettivamente positiva è sostenuta anche da forze politiche più moderate o borghesotte? Stiamo parlando del classico referendum lanciato dai Radicali, che non viene supportato a macchia dalla sinistra anticapitalista per chissà quali paranoie di impurezza politica.
Cosa succede quando un tema di cui nei nostri spazi si parla da decenni diventa magicamente mainstream, e qualche partito con piattaforme mediatiche 100 volte maggiori delle nostre inizia a far finta di interessarsene?
O, ancora, cosa succede quando si sviluppano campagne supportate anche da gruppi di sinistra “socialisteggianti” – i vari Bernie Sanders, Jeremy Corbyn, La France Insoumise o Podemos – e ne esce fuori solo un fuoco di paglia?
Il nostro immobilismo è un sintomo della nostra incapacità di tessere rapporti, relazioni e tensioni strategiche con la politica mainstream.
Sul tema, vi consigliamo di leggere questo articolo di Novara Media. A partire dal caso inglese, l’autore descrivere le strategie che sono emerse dalle forze di estrema destra in Occidente, e spiega perché sono riuscite a tenere sotto scacco la destra più mainstream, fino a sorpassarla al livello elettorale dopo dieci lunghi anni di lavoro politico.
L’estrema destra ha costruito un leverage basato su una strategia di doppio potere, dentro e fuori il centro-destra. Quando il centro-destra sale nei sondaggi, gli estremisti abbassano i toni e stabiliscono rapporti amichevoli con i vincitori; al momento del picco e della flessione, però, tornano subito su una linea radicale e dura; quando finalmente la destra “moderata” crolla, le strade sono due: o si tenta il sorpasso, o si fa muro comune contro la sinistra (ad esempio per fermare Corbyn in Inghilterra). L’unico caso in cui l’estrema destra fa confluire voti alla destra mainstream è per salvarli dal tracollo, così da poter usare questa mossa come leverage per imporre le proprie condizioni in futuro.
Dalla sinistra più o meno radicale invece, emerge una spaccatura che puzza di suicidio politico. Le sezioni più radicali semplicemente ignorano le istituzioni considerandole irrimediabilmente corrosive e impure per un Movimento anticapitalista. Questa visione neoanarchica è molto egemone nelle fazioni più “estremiste”. Il risultato è la chiusura dei progetti radicali in bolle “”utopiche” (si fa per dire) scollegate dal resto della società.
Le sezioni più moderate, invece, fanno il contrario di ciò che ha fatto l’estrema destra, e continuano a farsi manipolare dalla “sinistra” mainstream. La wave del socialismo democratico ha rivitalizzato i partiti-zombie di centro-sinistra, ed ogni campagna politica di successo ha alimentato principalmente i circuiti partitici moderati. Quando il centro-sinistra arranca, non si riesce mai né a fare fronte comune, né a spostare il baricentro più a sinistra a discapito dei partiti meno radicali (fa eccezione, in questo caso, la France Insoumise, che però ha dovuto compromettere molto la sua posizione). Appena le sezioni più radicali sfondano i margini dell’accettabilità politica, o semplicemente esauriscono la loro spinta propulsiva, vengono immediatamente sabotati e vomitati dagli stessi partiti che hanno fatto rinascere.
Ora, è ovvio che l’estrema destra su questo è e sarà sempre avvantaggiata. L’estrema destra non solo non ha alcun interesse a mettere seriamente in discussione le strutture di potere dominanti, ma anzi il suo sfacciato autoritarismo è necessario a rafforzarle, specie quando il sistema è in crisi. Non possiamo ignorare che al giorno d’oggi le casse di un partito di estrema destra saranno sempre piene. Basti solo vedere il supporto di quasi tutti i miliardari ai partiti neofascisti, in primis Musk, l’uomo più ricco del mondo. Ultimamente, però, questa retorica sta diventando un tappeto sotto il quale nascondiamo i nostri fallimenti tattico-strategici.
La crisi, infatti, può favorire anche l’estrema sinistra – anzi, dovrebbe farlo. Se non riusciamo a conquistare un’egemonia quando il sistema è in uno dei suoi momenti più fragili, cosa pensiamo di fare durante le sue fasi di accumulazione repentina? Non a caso lo slogan è Socialismo o Barbarie, non Barbarie e nient’altro.
Anche qui, Malcolm X viene in nostro soccorso. In riferimento al rapporto tra il suo Movimento e la politica più “mainstream”, Malcolm X dichiarava:
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"Adam Powell è l'unico politico nero in questo paese che sia indipendente dalla macchina politica bianca. Questo non significa che tragga vantaggio dalla sua posizione sempre per il nostro bene. E ciò non vuol dire che lo stia criticando. Non lo faccio. Non lo criticherei mai per la gioia dei bianchi. Anche se pensassi che sbaglia non lo direi, non darei loro questo piacere. Ma il punto che sto cercando di sottolineare è questo. Powell è indipendente dalla macchina politica perché la gente lo appoggia. Per cui la gente dovrebbe fargli capire che è consapevole che lui non sarebbe dov'è se non fosse stato per loro. E perciò si dovrebbe ricavare il massimo beneficio dalla sua posizione, il massimo beneficio."
Se sostituiamo “Adam Powell” con il nome di un qualsiasi leader della wave socialista democratica e “bianchi” con “liberali/democratici”, otteniamo un resoconto perfetto dell’approccio che avremmo dovuto tenere nei confronti della sinistra populista degli anni ‘10.
In primis, avremmo dovuto sfruttare il momento di attivazione politica in larga scala per dar coscienza alle masse del loro potere. I vari Jeremy Corbyn e compagnia cantando, infatti, erano sicuramente i candidati più indipendenti dall’establishment, perché la loro campagna politica era finanziata e attivata da donazioni popolari e attivismo di base.
Avremmo dovuto tenere queste persone sotto scacco, e ricattarle tramite il potere che si sono guadagnati dalle masse. Ogni passo falso, a questo punto, sarebbe costato caro, e i politici sarebbero stati costretti a fare gli interessi delle classi oppresse.
Un atteggiamento del genere è plastico e flessibile, e integra atteggiamenti politici all’apparenza contraddittori. “Questo non significa che tragga vantaggio della sua posizione sempre per il nostro bene” e “non lo criticherei mai per la gioia dei bianchi” sono due frasi che stanno bene nello stesso discorso, perché sostenute da una strategia che vuole manipolare dal basso la politica mainstream. In poche parole, la strategia di Malcolm X nei confronti delle alleanze politiche segue la regola della “coercizione dal basso”. Attraverso l’uso oculato del supporto popolare (e della legittimità politica che ne segue), le classi oppresse riescono a forzare la mano alla politica borghese e strappare sempre più concessioni, fino ad erodere pezzo dopo pezzo lo Status Quo.
Stringere alleanze politiche ed supportare uno specifico candidato non significa essere amici. Questo va ricordato. Mai fidarsi degli alleati.
Al contempo, però, non possiamo semplicemente astenerci dal tema delle alleanze, e lasciare che il potere delle masse non abbia alcuna influenza sulle istituzioni presenti qui ed ora.
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"C'è un vecchio proverbio africano che dice che il nemico del mio nemico è mio amico. Quando un leone mi corre dietro se gli tiro delle pietre addosso e tu fai lo stesso, per quanto mi riguarda, siamo alleati. Se le cose cambiano, cambieranno. Ma finchè tiri qualcosa addosso al leone, diciamo che va bene. Questo non significa che ci si fidi sempre dei propri alleati. Ma finchè vogliono allearsi contro lo stesso contro cui state combattendo, teneteli sotto controllo e lasciate che vadano avanti a combattere al posto vostro."
Insomma, dobbiamo iniziare ad essere noi a far fare il lavoro sporco alla sinistra istituzionale, e non viceversa.
Siamo sicurə che attraverso questa postura politica si possa trovare in modo “spontaneo” la via per costruire un impianto politico di massa che rappresenti un contropotere solido, dinamico ed efficace.
Anzi, quest’approccio è talmente funzionale alla costruzione delle reti sovversive, che anche un uomo comunque (in parte) culturalmente conservatore come Malcolm X³ Malcolm X era un conservatore rispetto ad alcuni temi specifici (come il lavoro sessuale, l’alterazione degli stati di coscienza e certe questioni di genere). è riuscito ad anticipare in varie occasioni il tema delle alleanze intersezionali.
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"Intervistatore: Collaborerete con gruppi socialisti e sindacati?
Malcolm X: Collaboreremo con chiunque sia sinceramente interessato a eliminare le ingiustizie che i neri subiscono per mano dello Zio Sam."
Non è un caso che movimenti ispirati direttamente a Malcolm X – come le Black Panther, la Rainbow Coalition e altri ancora – fossero al contempo anche i prototipi e le avanguardie di un’intersezionalità radicale e materialista.
Col giusto approccio politico, tutto è possibile.
IV.
Conclusione
Gli ultimi decenni sono stati una disfatta per la sinistra radicale, indipendentemente dalle sue specifiche forme di espressione. Dagli anni ‘80 in poi, che il contropotere fosse nero, operaio, di genere o delle classi povere, i gruppi politici seriamente impegnati a smantellare e riprogrammare il sistema odierno hanno incassato una sconfitta dietro l’altra.
Oggi, ci troviamo di fronte due strade: continuare per inerzia a prendere schiaffi, scendere in piazza in modo rituale e continuare ad usare le stesse strategie e tattiche fallimentari (e ormai anche illegali); oppure, cambiare marcia e provare qualcosa di nuovo, qualcosa di dirompente, efficace e inaspettato.
Se la seconda strada ci sembra un minimo appetibile, non possiamo ignorare l’immensa legacy politica di Malcolm X.
A sessant’anni dalla sua morte, prendere spunto dalle sue incredibili intuizioni politiche potrebbe essere l’unico modo per vendicare l’Omicidio di Stato che ha subito.