17 Ottobre 2024
La Conquista
del Futuro
Le “innovazioni” del presente degenerano in pagliacciate per miliardari megalomani. Ma che rapporto hanno i Movimenti con la tecnologia?
#tecnologia
Il Movimento odierno ha un rapporto particolare con le innovazioni tecnologiche. Se ci fate caso, la vicenda va sempre più o meno nello stesso modo.
Una nuova tecnologia viene finalmente rilasciata sul mercato; la novità cattura l’attenzione e l’entusiasmo di una fetta importante del grande pubblico; un gruppo di attivistə ben intenzionatə fa delle ricerche sulla Multinazionale che ne gestisce la promozione e l’utilizzo; e infine dall’inchiesta (o anche solo da una semplice ricerca su google) escono fuori innumerevoli problematiche.
A questo punto, il Movimento si ritrova intrappolato in un limbo, immobile di fronte ad un bivio.
Da un lato, si potrebbe provare a partecipare allo sviluppo di questa tecnologia, pur con la consapevolezza di contribuire alla diffusione di una merdata; oppure, potremmo lanciarci nell'ennesima critica sterile di un prodotto che genera hype, sperando di convincere il grande pubblico a voltare le spalle al futuro.
Il Movimento, si sa, è diventato piuttosto abitudinario, e anche in questo caso prende sempre la stessa scelta, la seconda. È così che ci ritroviamo a fare la parte dei vecchi rompicoglioni.
Passati un paio d’anni, torniamo a guardare come si è sviluppata quell’innovazione e ci renderemo conto che la situazione è degenerata oltre ogni controllo, trasformandosi in un progetto distopico à la Black Mirror.
Questo teatrino l’abbiamo visto con l’e-commerce, con le fonti rinnovabili nel breve periodo in cui andavano di moda, con le spedizioni di razzi privati nello spazio, con le intelligenze artificiali, e addirittura con i bitcoin(!).
È vero, gran parte di queste “innovazioni” si sono rivelate un fuoco di paglia, l'ennesima pagliacciata di un miliardario megalomane. Ma non era inevitabile che queste intuizioni tecnologiche degenerassero in pessime idee. E forse, se solo fossero state sviluppate e discusse al di fuori della fanbase di un miliardario, la storia sarebbe andata diversamente.
Abbiamo spesso la sensazione di avere a che fare con profezie che si autoavverano. Siccome non pensiamo di poter vincere la partita, ci accontentiamo di urlare le nostre previsioni dagli spalti.
Abbiamo letteralmente barattato la possibilità di cambiare il mondo con la sicurezza di avere ragione. “Ve l’avevamo detto” è diventata la nostra ultima e unica soddisfazione.
Magari, però, se smettessimo di fare gli spettatori e ci decidessimo a prendere in mano la palla, le cose potrebbero davvero cambiare.
Potremmo assorbire l’entusiasmo per il nuovo piuttosto che respingerlo, e a quel punto direzionarlo verso un progetto tutto nostro, verso la collettivizzazione e democratizzazione della tecnologia.
Sembra sempre che ci rifiutiamo di interagire con ciò che il capitalismo crea per paura di “contribuire” alle sue dinamiche.
Ma facciamo finta, solo per un secondo, che ogni persona che ha fatto parte del Movimento sia in grado di smettere di “contribuire” al sistema in questo preciso istante.
Il capitalismo smetterebbe forse di esistere, dilaniato da una folla di astenutə? Purtroppo non funziona così il Mondo.
Al contrario, non “contribuire” al sistema è il più grande favore che possiamo fare alla classe al potere.
Se lasciamo le innovazioni nelle mani dei miliardari, ogni nuovo strumento diventerà un’arma, plasmata con brutale precisione in funzione dei desideri del capitale. Come dice il proverbio, chi tace acconsente.
Senza una contro-egemonia ed una forte spinta dal basso, il Capitale ha tutto lo spazio di cui ha bisogno.
Non è normale che il Movimento sia quasi interamente assente nei settori industriali che si occupano di tecnologie all’avanguardia, e che dunque contribuiscono a plasmare e manipolare l’immaginario comune sul futuro.
Non ha senso che la cultura che gira intorno alle ultime tecnologie (e in generale ad un’idea esaltante di futuro) sia dominata dal classismo, dalla tossicità capitalistica e da una intensa feticizzazione della competizione e del mercato sregolato.
Questo è il tallone d’Achille dei Movimenti odierni: trattiamo il futuro con rassegnazione. Non vogliamo avere niente a che fare con le avanguardie del Capitalismo, e la nostra alternativa si ferma alla Green Austerity.
La passione, le competenze, i desideri, il tempo e le risorse sprigionate e impiegate nei settori innovativi vengono catturate da un gruppo sociale egemonizzato dal nemico.
In una situazione del genere, tutto quello che ci rimane è l’illusione che prima o poi le cose cambino in meglio.
I grandi Movimenti sociali del passato – quelli davvero che sono stati in grado di determinare il corso degli eventi storici – hanno sempre saputo usare le innovazioni del capitale contro il capitale stesso.
Un Movimento è forte quando ha una visione chiara di un futuro alternativo, praticabile attraverso le risorse naturali e umane del presente. Solo con questi presupposti è possibile pretendere la conquista di questo futuro rubato.
Il Movimento Femminista negli anni ‘70 non ha ignorato le nuove tecnologie sull’aborto solo perché erano figlie del capitalismo; piuttosto, le ha reclamate, e poi ha applicato un’immensa pressione politica affinchè diventassero accessibili a tuttə.
Il Movimento Operaio ha sempre tenuto la guardia alta contro i Luddisti: le macchine non erano un problema, ma un’opportunità che il capitale stava sprecando. Le nuove tecnologie non erano una “borghesata”, ma l’unica base su cui poteva ergersi il progetto politico post-capitalista. Lo stesso vale, ad esempio, per i Movimenti del Black Power.
L’obiettivo comune era spingere i confini del possibile sempre più in là, costringere il capitale ad usare le sue innovazioni al servizio delle classi oppresse, oltre i limiti sostenibili dalle logiche di profitto.
Il ruolo di questi Movimenti era stare all’interno delle contraddizioni, usarle come leva e non lasciare mai il nemico solo con le sue novità. Piuttosto provavano a sfruttare le innovazioni contro il capitale stesso.
Si trattava, in poche parole, di costringere il sistema a mantenere le sue false promesse.
Il capitale ha imparato ad assimilare i nostri sforzi rivoluzionari con tetra eccellenza, e noi dovremmo imparare a fare lo stesso con lui. Invece di fermarci ad una sterile critica della tecnologia, perché non proviamo a prenderla sul serio a sfruttarla per i nostri interessi?
Se vogliamo porci questo obiettivo, è fondamentale studiare nel profondo le reali potenzialità dell’apparato produttivo attuale senza perdere di vista il futuro. Dovremmo essere alla testa dell’entusiasmo per le nuove tecnologie e guidare le passioni che esse liberano per indirizzarle contro il padrone.
Le innovazioni, con la giusta pressione economica e politica, possono diventare i laboratori di conquista del futuro. Se però non costruiamo egemonia nel posto giusto e nei momenti che contano, verremo travoltə da cambiamenti economico-sociali devastanti.
Il futuro è tutto da conquistare. Bisogna solo coordinarsi e scegliere le armi giuste.