29/12/2024
Guerra,
Carità,
Pubblicità
Nel capitalismo sei liberə di guardare bombe che piovono dal cielo e di pagare 40 associazioni diverse per salvare gli ultimi due bambini sopravvissuti.
#carità
La leggenda narra che il capitalismo conceda a chiunque la possibilità di prendere “libere scelte”. Purtroppo, gran parte della nostra società crede ciecamente a questa menzogna.
In queste ultime settimane, le pubblicità delle associazioni caritatevoli si sono intensificate. Come ogni Natale, ActionAid, Save the Children e compagnia bella interrompono le trasmissioni televisive per chiederci di donare il 5 per mille ad una buona causa.
Immagini del genere ti lasciano con l’amaro in bocca. Non sai mai se chi gestisce questi business ci tiene davvero a migliorare le condizioni delle persone meno fortunate, oppure stia coscientemente lucrando sulle disgrazie altrui. È vero, da un punto di vista economico-politico questa differenza non conta; ma è utile, anche solo per indagine psicosociale, sapere se è l’ingenuità o la malizia a guidare queste associazioni.
Queste pubblicità ci trasmettono tutte lo stesso messaggio – possiamo “scegliere” di salvare persone più sfortunate di noi, alla modica cifra di qualche euro al mese. Possiamo scegliere di salvarle.
La leggenda narra che il capitalismo conceda a chiunque la possibilità di prendere “libere scelte” e, purtroppo, gran parte della nostra società crede ciecamente a questa menzogna. Anzi, le persone sono disposte ad avere meno pur di mantenere la convinzione di aver scelto liberamente.
Nel mio processo di radicalizzazione, la falsa ideologia della “libertà di scelta” è stata una delle idee più difficili da decostruire.
“Le persone sono disposte ad avere meno pur di mantenere la convinzione di aver scelto liberamente.”
In una società dominata da logiche di mercato e di profitto, il campo della libertà si espande in modo proporzionale all’aumentare della ricchezza posseduta. Le nostre scelte sono “libere” solo entro rigidi confini imposti da scarsità, povertà e logiche di profitto, mentre una ristrettissima minoranza monopolizza un potere economico semplicemente surreale.
Al tempo stesso, il capitalismo è un sistema decisamente più ricco di quelli che l’hanno preceduto, ed è su questo suo aspetto che il potere costruisce l’illusione collettiva della “libera scelta”.
Quando si tratta di gusti di gelato, squadre di calcio, marche di abbigliamento e subculture, siamo liberə di fare quello che vogliamo; le scelte che effettivamente influenzano il cuore della nostra vita, invece, sono costantemente fuori dalla nostra portata.
Negli Stati “democratici” – che in ogni caso sono comunque una minoranza - votiamo un paio di volte ogni 4-5 anni per selezionare uno tra una manciata di partiti tutti simili tra di loro, il cibo che mangiamo è di proprietà di 6/7 enormi multinazionali e non esiste nessun processo di “libera scelta democratica” all’interno dei nostri posti di lavoro.
La nostra, insomma, è una libera scelta intermittente.
Più la scelta è inutile, più il capitale ci “concederà” di fare quello che vogliamo. Le scelte che contano veramente, invece, vengono sottratte dal nostro campo di azione.
“Il campo della libertà si espande in modo proporzionale all’aumentare della ricchezza posseduta”
“Possiamo scegliere di salvare queste persone.”
Abbiamo davvero la “scelta” di salvarle? Dalla guerra? Col culo seduto sulla nostra sedia?
Nel magico mondo di queste pubblicità, la guerra – il pericolo da cui queste persone devono essere salvate – viene trattata come una specie di cancro incurabile, un dato di fatto da non poter neanche mettere in discussione.
La guerra, ci dicono, è inevitabile, ma purtroppo tra le vittime ci sono anche questi poveri bambini, di cui vi mostreremo video strappalacrime per poter giocare sui vostri sensi di colpa e raccattare qualche euro in più.
Ma perchè possiamo scegliere di salvare questi bambini solo dopo che la guerra è scoppiata? Il modo migliore per salvare tutte le persone a rischio sarebbe quello di eliminare gli incentivi che portano alla guerra, bloccando la violenza alla radice. Le associazioni di beneficenza ci mostrano il corpo di un popolo che sta morendo dissanguato, e poi ci propongono di donare cinque euro per mettere un cerottino inutile sull’emorragia.
Più guardo queste pubblicità, più qualcosa puzza.
In a malapena trenta secondi, queste associazioni ci chiedono di donare per il futuro, per la ricerca, per un domani migliore, per salvare migliaia di persone in difficoltà.
Ma non dovrebbe essere la collettività ad occuparsene attraverso lo Stato, l’unica istituzione con i mezzi necessari per coordinare un’impresa del genere su larga scala?
Com’è possibile, invece, che le nostre tasse – teoricamente l’unica parte del reddito che viene prelevata in modo “forzato” – finanzino la guerra senza che nessuno ci chieda nulla, e solo dopo delle associazioni ci pregano in ginocchio per salvare alcune delle persone a cui stanno cadendo addosso le bombe?
Non dovrebbe essere il contrario?
Non dovrebbero essere le tasse a finanziare il salvataggio dei bambini e le industrie belliche a chiederti di donare l’8x1000?
Così, se proprio vuoi vedere le persone arabe bombardate, lo devi fare di tua spontanea volontà, senza forzare le altre persone a pagare per il tuo razzismo. Libera scelta, no? Perchè dovrei pagare io, con le mie tasse, per il tuo razzismo e la tua sete di guerra?
“Non dovrebbero essere le tasse a finanziare il salvataggio dei bambini e le industrie belliche a chiederti di donare l’8x1000 per le loro guerre?”
La presunta libertà di scelta è una delle armi più pericolose del capitalismo. Questa bugia anestetizza ogni nostra capacità critica e normalizza un contesto in cui i soldi pubblici finanziano genocidi e Multinazionali in fallimento, mentre le associazioni per la carità ci fanno sentire in colpa per questioni su cui, individualmente, non abbiamo potere.
E sta qui il risultato più potente di questa brutta favola: un enorme senso di colpa collettivo. Se la nostra vita è incompleta, alienata e vuota di significato, siamo abituatə a dare la colpa alle nostre scelte. E questo è un ottimo modo per mal direzionare la nostra frustrazione collettiva.
La realtà è che nessun individuo può cambiare il mondo attraverso le sue scelte, i cui vincoli sono sempre il risultato di processi economici, politici, sociali e storici di larga scala.
L’unico modo per prendere in mano il proprio destino, per fermare le guerre e di conseguenza salvare quei bambini – senza un'associazione parassitaria di mezzo – è organizzarsi collettivamente e lottare insieme contro queste istituzioni.
Solo azioni comuni, coordinate, collettive e sovversive possono abbattere poteri che sembrano naturali e inscalfibili.
Diverse generazioni prima di noi ce l’hanno fatta, altre ci sono andate vicine e ormai dovremmo aver imparato dai loro errori.
Oggi, l’unica libertà di scelta che dobbiamo rivendicare è quella di coordinarci insieme e mettere pressione dal basso a chi dall’alto manipola le nostre vite.
L’unico modo per sostenere la ricerca, il futuro e l’idea di un mondo migliore è attraverso mobilitazioni di massa, pressione politica dal basso e conquista collettiva del potere economico. Tutto il resto sono chiacchiere di associazioni che – in buona fede o meno – non fanno altro che spillarti soldi.